Uno degli argomenti che mi stà piu’ a cuore…quello delle
emozioni! Argomento che è stato affrontato anche nell’ultimo convegno nazionale
Fisieo di Genova 2015 a cura del porf. Pio Enrico Ricci Bitti. Qui di seguito
uno spaccato dell’intervento tratto da Shiatsu news n°49.
E’ stato detto che fra i temi principali ci sono emozioni ed
interesse per il corpo come comunicazione, ma molte cose in molti ambiti e
contesti sono cambiate. E’ utile riconsiderare e correggere alcuni errori
concettuali importanti che fanno parte della nostra realtà. Si pensa che le
emozioni siano dei fenomeni che svaniscono, transitori e che arrivano ogni
tanto. La cosa non è assolutamente vera! Diverse ricerche affermano che le
emozioni sono un fenomeno costante, non solo durante il giorno ma anche durante
la notte, attraverso i sogni.
Di queste esperienze emotive, solo alcune vengono integrate
a livello delle corticali superiori e producono consapevolezza. Un altro tema
che va corretto, sono queste dicotomie che si sono cristallizzate
nell’antichità, dove la distinzione tra corpo e mente è presa come un concetto
vero e certo; ciò è errato!.
Le emozioni sono il frutto di un concetto cognitivo e non
solo, ma il processo emotivo è anche sempre sotto regolazione e monitoraggio
dei processi cognitivi. Un altro aspetto è quello delle emozioni perturbanti:
nell’ambito medico sanitario, il pregiudizio che le emozioni possano far male,
è sbagliato. La verità è che le emozioni ci sono, sono costanti e sono
adattive. 140 anni fa Darwin aveva già capito tutto ciò; ci sono voluti 100
anni per vedere tale teoria corretta. Qualcuno paragona le emozioni a dei
cuscinetti che aggiustano e attutiscono i cambiamenti dell’organismo e in tutto
questo l’unità mente corpo è assolutamente protagonista. Noi veniamo da una
tradizione, da un modo di pensare in cui è stato fortemente sottolineato solo
il vissuto, l’aspetto soggettivo dell’emozione: prende corpo nel momento in cui
l’individuo è consapevole dell’emozione che sta attraversando. La risposta
emotiva è formata da diverse componenti; nella risposta emotiva ci sono diversi
aspetti di cui il vissuto (sentimento) dell’emozione è un aspetto soltanto e
non sempre presente. Queste componenti ci permettono di capire il perché le
emozioni hanno una funzione adattiva e a rispondere nella maniera più efficace
possibile.
La persona:
1) Interagisce
con vari processi ed eventi e ne fa una risposta interna
2) Ne
produce un processo valutativo
3) Si
ha un significato dell’evento, la soggettività del sentimento
4) La
risposta è fatta da aspetti che interagiscono gli uni con gli altri
Un secondo aspetto è quello corporeo: ogni risposta emotiva
ha implicazioni a vari livelli del nostro organismo. Tutti gli apparati hanno
modo di rispondere alla sollecitazione emotiva, in modo soggettivo. La pelle
d’oca, è una percezione soggettiva alla risposta emotiva. Un altro aspetto
importante è quello espressivo. Le emozioni che si provano, tendenzialmente, si
manifestano attraverso il corpo e questa ricchezza di espressività emozionale è
una dote particolare e impediente dell’essere umano. Servono per segnalare
all’interlocutore il nostro stato d’animo, in modo particolare nelle relazioni
interpersonali. Volto, modulazione vocale, voce ma anche i ritmi del parlato, i
fenomeni di esitazione, sono modalità per esprimere il nostro stato emotivo. Un
terzo capitolo è rappresentato dalla gestualità specifica del corpo, ma alcuni
in particolare esprimono emozioni. I movimenti di adattamento o di aiuto
manipolazione, sono modi per esprimere con manovre sul nostro corpo, emozioni
di tensione fino al sanguinamento. Ci sono poi le posture del corpo, come le
spalle cascanti piuttosto che il rilassamento del depresso, che ci fanno capire
l’emozione che la persona di fronte a noi sta provando in quel preciso momento.
Possiamo ad esempio, se una persona ha un determinato problema attraverso il
suo modo di camminare o di muoversi nello spazio. L’essere umano non si limita
a provare le emozioni ma entro certi limiti, prova a direzionare e regolare le
proprie emozioni. Secondo un’antica visione, il fatto di non tenere le nostre
emozioni sotto controllo, ci porta a disturbi e patologie: sicuramente è
importante trovare un modo di vivere e sperimentare le nostre emozioni, che
possono avere un effetto negativo e condizionante sull’individuo. Regolare le
emozioni, vuol dire determinare quali emozioni provare in rapporto a certi
eventi, come manifestarli: le relazioni sono momenti di esteriorizzazione,
espressione e regolazione importantissime per le emozioni.
Il monitoraggio “proprio”, quindi avere consapevolezza e
contatto con il proprio io interiore, è utile per manifestare emozioni. Oggi la
regolazione può avvenire in più modi: possiamo agire a livello anticipatorio
agendo sugli eventi e sull’interpretazione degli eventi, sulla risposta emotiva
o sugli eventi stessi. Questi sono frutto della nostra scelta, delle nostre
stesse emozioni. Agire sulla valutazione degli eventi vuol dire usare la
capacità della mente di guardare la realtà come più ci fa comodo. E’ possibile
oltretutto agire sulle componenti della risposta; tempo fa si pensava non si
potesse, ma con determinate pratiche corporee è possibile agire immediatamente.
Possiamo governare anche la nostra mimica facciale, con aspetti culturali ed
emotivi che facciamo estremamente nostri, ma ci sono situazioni in cui siamo
messi duramente alla prova, con un dispendio psichico estremo. In questi casi
si sono dimostrate delle evidenze scientifiche in cui si comunica con le
emozioni e le si regola. Per esempio, una perdita può ferire e bisogna che
questa ferita si rimargini con le emozioni stesse. E’ auspicabile in questi
casi, non rimuginare il proprio dolore ma è fondamentale esternare le proprie
emozioni con qualcuno di molto importante per noi, e in forme simboliche
(parole, oppure su un diario personale). La regolazione avviene sugli eventi,
sui loro processi valutativi, sulla risposta emotiva e la regolazione di
residui emozionali intensi.
C’è un intreccio tra tutti questi aspetti e fra le
componenti della risposta emotiva. Regolare i processi fisiologici, produce un
modo di assorbire le emozioni in modo soggettivo. Reprimendo le risposte
espressivo motorie delle emozioni, ne risentono tutti gli apparati.
Certi processi mentali producono delle conseguenze sulla
risposta di difesa (immunitaria). Noi possiamo esteriorizzare le emozioni in
due modi:
L’espressione non verbale e spontanea, in contemporanea con
l’ emozione che si sta provando
Simbolica, quindi verbale, volontaria ed intenzionale
La relazioni interpersonali sono facilitate dall’interazione
emozionale. L’espressione è un processo innato e spontaneo e dispone di un
apparato neuro motorio che produce l’espressione, in base all’emozione che sta
provando. L’esposizione dei nostri interlocutori di volta in volta delle
proprie espressioni è da noi immagazzinata affinchè le si riconoscano a loro
volta.
Il contatto fisico è limitato ai giorni nostri:
evolutivamente, in passato esso era di grande rilievo. Molto importante era il
carattere olfattivo che in alcuni casi è utilizzato anche oggi. Esprimere e
riconoscere le emozioni ai fini dell’adattamento sociale, è un argomento a sé.
Ciò facilita e rende efficaci le relazioni interpersonali. Questi due processi
erano ritenuti prevalentemente indipendenti: l’espressione è un processo innato
e spontaneo, non si impara ad avere l’espressione da arrabbiato. L’apparato
neuro motorio nel momento stesso in cui si prova quella determinata emozione,
agisce e produce l’espressione; a sua volta, le regole su base socio culturale
sono apprese nel tempo, ma il repertorio di cui disponiamo è presente in tutti
i membri della specie. Il riconoscimento si dice sia un processo appreso. La
rappresentazione delle emozioni fondamentali è un elemento presente nel cervello
dell’essere umano. Le azioni attivano nell’individuo determinate strutture che
fanno capire l’emozione provata dall’altro e permette agli individui di essere
empatici l’uno con l’altro.
L’empatia in un rapporto di condivisione delle emozioni è
molto importante, e la comprensione è ad un livello superiore. A livello
facciale possiamo comprendere l’emozione e ricollegarla al nostro schema
mentale, per creare un’empatia tra i due individui in questione. Alcune
emozioni non possiedono una manifestazione facciale, come il senso di colpa o
la vergogna. La comprensione e l’empatia non sono indipendenti dall’osservato e
dall’osservatore, ma sono strettamente dipendenti l’una dall’altra.